

Volete sapere come si fanno i cioccolatini?
Per prima cosa si prepara il ripieno. La cremina interna dei cioccolatini si può fare con qualsiasi cosa l’importante è rispettare le proporzioni tra liquidi e cioccolato: per esempio con 75 gr di liquido, 150 gr di cioccolato fondente o 165-170 gr di cioccolato al latte o bianco. Portiamo a bollore 75 gr di crema di latte, appena bolle la togliamo dal fuoco e amalgamiamo con il cioccolato finchè non si scoglie. Lasciamo raffreddare. Nel frattempo, avremo fuso il cioccolato di copertura a bagnomaria e procediamo al temperaggio dello stesso, cioè al raffreddamento veloce del cioccolato, fino a portarlo a 31° per il fondente e 29° per il cioccolato al latte o bianco. Versiamo quindi ¾ del cioccolato fuso sul nostro piano di lavoro, lo allarghiamo con una spatola, e lo riportiamo al centro, per 4-5 volte. Poi raccogliamo il cioccolato, lo rimescoliamo con quello rimasto nel nostro pentolino e prendiamo la temperatura. Se lo abbiamo raffreddato troppo, lo riponiamo sul bagnomaria per un minuto scarso. Se lo abbiamo raffreddato poco, ripetiamo il temperaggio. Se è a 31° precisi, abbiamo sbagliato mestiere, dovevamo diventare cioccolatieri!!!
Una volta che il cioccolato è temperato, lo versiamo sul nostro stampo, sbattiamo lo stampo sul piano di lavoro per eliminare bolle d’aria, e ribaltiamo lo stampo per eliminare il cioccolato in eccesso.
Lasciamo rassodare ed intanto riempiamo una sac’a poche con la nostra cremina per farcire il cioccolatino. Rigiriamo lo stampo,
riempiamo i cioccolatini fin quasi all’orlo, coliamo altro cioccolato per chiudere e facciamo rassodare.
Et voilà, i nostri cioccolatini!
Primo piatto tra tutti la pasta alla norma, pasta corta condita con un sughetto di melanzane fritte, arricchita con mollica di pane abbrustolita. Buonissima anche la variante al pesce, con aggiunta di pesce spada.
Buonissima e particolare anche la pasta con i pistacchi, io ho assaggiato gli agnolotti che vedete in foto.
Questa la ricetta del pesto di pistacchi, se volete cimentarvi nella preparazione…
Pesto di Pistacchi:
200 gr di pistacchi sbucciati e privati della pellicina
Frullate i pistacchi aggiungendo olio (preferibilmente di semi perché più delicato, ma se vi piace ilsapore forte dell’olio di oliva, va bene anche quello!) e un pizzico di sale, finchè non otterrete una crema morbida. Pesto pronto!
Pensavate fosse difficile eh!?!
Un’altra specialità del luogo è l’arancina, a forma di pera se rossa (condita con ragù) o di mela se bianca (con prosciutto e panna). Una vera delizia!
Il favoloso fritto siciliano annovera tra le sue specialità la ricotta fritta: complicatissima da fare! Bisogna prendere la pastella con le mani, porre al centro la ricotta, chiudere la pastella e mettere a friggere… detta così sembra semplice, ma se pensiamo che sia la pastella che la ricotta sono composti semiliquidi… insomma vi assicuro che è complicato, anzi impossibile se non si è del mestiere!!! Al palato è una vera goduria…
Anche granite, gelati e sorbetti sono particolari del posto: ho assaggiato un buonissimo gelato alla mandorla e questo favoloso sorbetto al mandarino verde… sublime!!!
E i dolci? Beh tutti conoscete il favoloso cannolo o la cassata… ma conoscevate anche le ossa di morto? Sono dolcetti tradizionali messinesi, costituiti da una base dura (spaccadenti) ed una parte superiore bianca più friabile (nella ciotolina trasparente, in foto). Ho anche assaggiato dei biscottini simili ai mostaccioli napoletani… Il tutto accompagnato da un buonissimo liquore al mandarino fatto in casa, gentilmente offerto dai padroni del ristorante!
Prima di darvi le ricette di quelle che ho mangiato ieri sera, vi scrivo alcune curiosità.
Fino al '300, nei ricettari non v'è traccia della parola "polpetta". La prima apparizione avviene nel secolo XV, grazie al Libro de Arte Coquinaria di Maestro Martino, cuoco dell' allora Camerlengo Patriarca di Aquileia.
L' etimologia del termine "polpetta" è, ancora oggi, non del tutto chiara. Secondo alcune interpretazioni, potrebbe derivare dal francese paupière (palpebra),poiché si vuol individuare, nella loro preparazione, un movimento delle mani simile a quello delle palpebre, quando si chiudono per proteggere gli occhi.
Considerando però - come ci dice Maestro Martino - che in origine le polpette non erano fatte con carne macinata e quindi non c'era nessuna particolare manualità alla quale poter collegare la parola paupière, è più probabile che l'etimo sia da individuare nel tipo di carne anticamente privilegiata per questa pietanza: il taglio più tenero del vitello o del cervo, cioè la polpa.
Ecco le polpette che abbiamo mangiato ieri sera:
Polpette di ricotta:
amalgamare 250gr di ricotta con un uovo, 40 gr di parmigiano grattugiato, 4 fette di pan carrè (circa 60 gr) passate nel mixer e qualche foglia di basilico. Salare e pepare. Formare le polpette con le mani. Cuocere al forno al cartoccio per circa mezz’ora, o fino a doratura. Io avendo tante polpette non ho fatto singoli cartocci, ma ho messo le polpette in una teglia foderata di carta da forno ed ho coperto con un altro foglio di carta da forno, chiudendo gli angoli con gli stuzzicadenti.
Polpette di zucca:
cuocere 300 gr di zucca in padella o al forno e schiacciare con la forchetta. Amalgamare con un uovo, parmigiano grattugiato a piacere, rosmarino ed aggiungere pangrattato quanto basta per formare le polpette. Prendere un po’ di impasto nelle mani e formare la polpetta ponendo al centro un cubetto di formaggio. Passare nel pangrattato e cuocere in padella con poco olio.
Polpette di pane:
Frullare nel mixer 100 gr di pane ed amalgamare con un uovo, parmigiano a piacere e, se vi piace, una grattata di scorza di limone. Formare le polpette, passarle nel pangrattato e cuocere in padella con un po’ di olio.
Polpette di broccoletti:
Frullare circa 300gr di broccoletti siciliani precedentemente lessati ed amalgamarli con un uovo, parmigiano a piacere e pangrattato quanto basta per formare le polpettine. Passare nel pangrattato e cuocere in padella con olio.
Ed ecco qui il nostro piatto!
Buon appetito!